Penso che la mia decisione sia maturata nel periodo in cui ho vissuto presso l’istituto per ciechi S. Alessio di Roma, ove decisi di trasferirmi nella vana illusione di poter raccogliere del materiale per la stesura della mia tesi di laurea: “La condizione giuridica del cieco in Italia”, con cui guadagnai anche la lode.Il Sant’Alessio era un ambiente molto particolare per me. Prima d’allora, nonostante il mio handicap, non avevo mai vissuto a tempo pieno dividendo gli spazi comuni con persone cieche ed ipovedenti. Eravamo circa in cento. Ciò che dovetti imparare sin da subito, era che non dovevo soltanto evitare gli ostacoli, ma io stessa potevo rappresentare un ostacolo quando passava una persona cieca. Quindi non potevo distrarmi, dovevo essere attenta per non arrecare danni né a me né tanto meno a chi accidentalmente mi avesse trovata sulla sua strada. Insomma compresi cosa significasse convivere con altre persone cieche!
In quel bailamme generale rimasi molto turbata dall’atteggiamento di alcune persone (assistenti) che venivano assunte per accompagnare all’esterno dell’istituto in caso di necessità i convittori ciechi e che invece, agendo scorrettamente, o si facevano negare o svolgevano sbuffando le proprie mansioni. In quelle occasioni pensavo: “Se ognuno di questi ragazzi avesse un cane guida ben addestrato non si sentirebbe sicuramente un peso per gli altri, almeno nei propri spostamenti. Un cane non sbuffa! Un cane non si nega!
Il cane ama il suo padrone e vive per assecondarlo e per essergli utile”.
La mia immensa passione per i cani fece il resto. Non c’è stato infatti periodo della mia vita senza che io abbia avuto al mio fianco un amico a quattro zampe. Avevo solo quattro anni quando mi venne regalato un simpatico cocker che chiamai Cocky.Sicuramente ero avvantaggiata, poiché negli anni avevo avuto la possibilità di conoscere, apprezzare, rispettare il fantastico mondo dei cani. Nella villetta dei miei genitori a Taranto, sul mare, ho convissuto sempre in compagnia di cani sia meticci sia delle più svariate razze da me intensamente desiderati. Avevo persino fatto nascere, svezzato e sistemato sette cucciolate. Cosa potevo volere di più?
Facendo tesoro di tutto ciò cominciai così a studiare, a prendere contatti con istruttori qualificati in Italia e all’estero; mentre addestravo i miei primi cani affrontando sole, vento, pioggia e traffico urbano (e vi assicuro che le strade di Roma non sono facili per un vedente immaginatevi per una persona cieca), facevo conoscere ai miei amici a quattro zampe tutto ciò che gli avrebbe fatto compagnia per il resto della loro vita quando sarebbero diventati degli splendidi cani guida per ciechi. Così nel 1992, al termine di un meticoloso addestramento, spalleggiata da un istruttore coraggioso che svolgeva la propria attività a Roma, consegnai il mio primo cane guida per ciechi. Si trattava di Michelle, uno splendido collie blue merle dall’ineguagliabile carattere e dall’interessante genealogia. Michelle, che ci ha lasciato il 17 settembre 2004, è stata un cane guida eccezionale: dedita, attenta, riflessiva, sicura nel traffico e concentratissima nel suo lavoro, al punto da far evitare persino le pozzanghere al suo conduttore. Molto spesso mi chiedevo il motivo di tanta bravura in Michelle: sembrava che molte cose le conoscesse già senza che le venissero insegnate. Ciò che più mi sbalordiva era il fatto che sin dall’inizio dell’addestramento dimostrava un’attenzione molto forte nei confronti dei non vedenti. Era come se ne conoscesse benissimo i limiti e fosse pronta a colmarli. Secondo me la risposta sta nel fatto che Michelle ha vissuto insieme a me tra i non vedenti sin da quando aveva quaranta giorni. Infatti decisi di prenderla proprio nel periodo in cui vivevo presso l’istituto S. Alessio.
Ho fatto tesoro di questa esperienza.
Ho capito che i cani cresciuti con persone cieche preparate e competenti hanno indubbiamente un modo diverso di rapportarsi a queste ultime, rispetto a cani che ne incontrano una per la prima volta ad addestramento ultimato e questa è una mia grande certezza.
Allo stato attuale questa convinzione è divenuta il mio cavallo di battaglia. Ecco perché nell’Accademia cani guida Mario Salzano operano insieme istruttori ciechi ed istruttori vedenti.
Ho sempre addestrato i miei cani evitando metodi coercitivi servendomi del rinforzo positivo. Già nel ’98, spalleggiata da un istruttore molto valido, ricorrevo al clicker per perfezionare l’addestramento di Dike, un golden retriever fuori dal comune che è tuttora il mio cane guida. Dike nel suo lavoro è molto brava e dimostra un attaccamento ed una dedizione nei miei confronti che oserei quasi definire esagerata. E’ sicura di sé. Mentre mi guida è felice di farlo e ne è conferma la sua coda a sciabola che agita in continuo come volesse dire a chi incontra: “Ci siamo anche noi, guardate come sono brava, come sono felice!” Dike è l’unico cane che al momento è in grado di svolgere perfettamente sia il compito di cane guida per ciechi che quello di assistente per non vedente. La maggior parte delle persone che hanno conosciuto Dike mi hanno espresso il desiderio di avere un cane come lei. Questo desiderio espresso da non vedenti mi ha lasciato intendere che si riferissero alla grande sicurezza che potesse dar loro un cane cresciuto ed addestrato per mano di una persona cieca.
Non posso nascondere che mi abbia fatto molto piacere quando sono stata convocata dall’ANPVI(Associazione Nazionale Privi della Vista e Ipovedenti) che mi ha conferito per il 2003 l’incarico di docente per la formazione dei futuri istruttori di cani guida per ciechi che andranno ad operare nel nuovo centro che sta nascendo a Campagnano di Roma. In particolare nel corso di formazione professionale per allevatori e addestratori di cani guida per non vedenti finanziato dalla Provincia di Roma ho insegnato le materie addestramento e allevamento. Per me è stato un duplice riconoscimento: da una parte per la prima volta veniva conferito ad una persona cieca un incarico di tale rilievo e si sottolineava l’importanza del ruolo di un istruttore non vedente nell’addestramento di un cane guida, dall’altra sicuramente grande soddisfazione per l’avvenuto apprezzamento delle mie doti professionali.
Nell’anno 2003 diventai socia APNEC e il mio nome venne inserito nell’albo regionale per educatori cinofili con la qualifica di istruttore per cani di assistenza.
Mi riterrei molto egoista se non riuscissi a consegnare nuove Dike, nuove Michelle, ma da sola sarebbe impensabile; per questo, spinta da quattro splendide persone ognuna delle quali specializzata in un determinato settore, abbiamo insieme deciso di creare l’Accademia cani guida Mario Salzano onlus.
In Italia, al momento, esistono altre due scuole in cui si addestrano cani guida per ciechi: quella di Scandicci e quella di Limbiate. L’Accademia cani guida Mario Salzano onlus, non nasce come alternativa a queste scuole, ma con l’assegnazione dei propri cani, intende contribuire a smaltire l’enorme mole di lavoro che queste strutture svolgono e a rendere meno lunga l’attesa per le persone cieche che desiderino avvalersi di un cane guida.
Il presidente
Vita Lucia Bellanova
5 x Mille